La «Vera Astrologia» nelle Conclusiones di Giovanni Pico Della Mirandola 109

Paolo Edoardo Fornaciari

Abstract


Il mio intento è quello di portare qualche elemento utile alla precisazione del ruolo che nel pensiero del giovane Pico ha l’astrologia, intesa come combinazione di due esigenze, quella conoscitiva e quella pratica. Ciò, nell’ambito di una generale visione unitaria del cosmo, per cui non vi è interruzione tra mondo celeste e mondo terrestre, aspetto che nella tradizione ellenica non è contraddetto né da Platone (Timeo) né da Aristotele (Meteorologica priora).

Aggiungerei che laddove si sviluppa una tensione misticheggiante, si istaura un nesso solido tra astrologia e misticismo, se quest’ultimo è inteso come ricerca di una visione unitaria del mondo sulla base di elementi analogici ed intuitivi, quali la mistica dei numeri, la teoria delle armonie celesti e loro corrispondenza con valori etici; considerazione degli astri come enti animati, e così via. Allora i due aspetti tipici in cui l’astrologia abitualmente si estrinseca passano in secondo piano: tanto la dimensione esplicativo-causale dei fenomeni, attraverso l’osservazione ed il calcolo delle posizioni degli astri, quanto la dimensione divinatoria attraverso la congettura e la profezia assumono un’importanza secondaria. Ciò che prevale infatti è la figura divina, ed il suo rapportarsi al creato: è questo il caso del giovane Pico.


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